Terremoto
di L'Aquila
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Il 6 aprile 2009, alle ore 3.32 del
mattino, un forte terremoto di magnitudo Richter pari a
5.8 ha colpito la città di L’Aquila e i suoi
dintorni. La profondità stimata del terremoto è
8 km, caratteristica dei terremoti appenninici. Gli effetti
del terremoto sono stati particolarmente distruttivi in
prossimità dell’epicentro, con numerosi morti
e feriti, diverse decine di migliaia di sfollati e danni
soprattutto concentrati alla città di L’Aquila
e dintorni. Il sisma è stato avvertito distintamente
anche a Roma e Napoli e registrato agli accelerometri e
velocimetri di ISNet, la rete sismica di AMRA
dislocata nell’area appenninica campano-lucana.
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Il meccanismo di rottura è di
tipo normale, con presumibile piano di rottura orientato
a 122 gradi rispetto al nord (vedi discussione successiva
sul meccanismo focale). In figura è riportata l’orientazione
della faglia in corrispondenza dell’epicentro. Secondo
le leggi di scala, le dimensioni della rottura sismica sono
di circa 12 km in lunghezza e 9 km in larghezza; la sua
posizione nella mappa è stata arbitrariamente centrata
nell’epicentro, ma questo potrebbe essere anche un
estremo della rottura, che si sarebbe eventualmente diretta
completamente a nord o a sud. Accettando questa soluzione
per la rottura, la città di L’Aquila ha visto
la rottura sismica avanzare verso di essa e verosimilmente
ricevuto uno scuotimento superiore rispetto ad un sito equidistante
dall’epicentro, ma posto dall’altra parte della
faglia. |
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Informazioni generali sull’evento
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Sismicità storica e recente
La sismicità della regione dell’Abruzzo,
in Italia centrale, è frequente e di elevata energia
come testimoniano i grandi terremoti avvenuti in epoche passate.
I principali sono il terremoto di Sulmona del 1315 (Sulmona,
I = IX), l’evento del 1349 (I = IX–X), il terremoto
dell’Aquila del 1461 (L'Aquila, I = X), l’evento
del 1639 (Amatrice, I = X), il terremoto di Norcia del 1703
(Norcia–L'Aquila, I = XI), l’evento della Maiella
del 1706 (Maiella, I = IX–X) e il recente terremoto
di Avezzano del 1915 (Avezzano, I = XI), tutti caratterizzati
da un'intensità (I) della scala Mercalli-Cancani-Sieberg
(MCS) fino a XI, e una magnitudo equivalente, ottenuta dai
dati macrosismici, fino a M=7 ( Working
Group C.P.T.I., 1999). Negli ultimi venti anni, tuttavia,
la sismicità presenta un gap in Appennino Centrale
tra la zona di L’Aquila e il Molise che comprende anche
la regione del Fucino che produsse il distruttivo terremoto
di Avezzano del 1915. |
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Sismicità dal 10 marzo al 9 aprile
I pallini riportati in figura rappresentano
gli epicentri delle scosse registrate prima (precursori) e
dopo (repliche) l’evento principale, che qui è
rappresentato in verde; la grandezza del pallino è
associata alla magnitudo dell’evento.
Un intenso sciame sismico è stato registrato a partire
dal mese di gennaio 2009, con un evento di magnitudo pari
a 4.0, avvenuto il 30 marzo. Sia i precursori che le repliche
sono disposte lungo strutture orientate principalmente nella
direzione N-S. Per ciò che concerne le repliche (una
cinquantina di eventi di magnitudo maggiore di 2.5), la sismicità
si è distribuita inizialmente a sud dell’evento
principale ed è culminata con il terremoto del 7 aprile,
di magnitudo 5.3. Nei giorni seguenti è invece migrata
a Nord dell’epicentro, con tre scosse di magnitudo superiore
a 4.5. Per tutti gli eventi, infine, la profondità
è compresa fra 5 e 15 km, e per la maggior parte di
essi confinata intorno a 10 km. |
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Pericolosità sismica dell’area
La Mappa di pericolosità sismica
del territorio nazionale ( GdL
MPS, 2004; rif. Ordinanza PCM del 28 aprile 2005, n. 3519,
All. 1b) è espressa in termini di accelerazione massima
del suolo con probabilità di eccedenza del 10% in 50
anni, riferita a suoli rigidi (Vs30>800 m/s; cat. A, punto
3.2.1 del D.M. 14.09.2005).
La mappa di intensità è stata invece calcolata
dall’USGS, a partire dalle leggi di attenuazione e da
questionari macrosismici, compilati però a grande distanza
dall’evento (Roma, Perugia, Pescara) per cui sono di
scarso peso nell’area ipocentrale. |
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Il
terremoto visto da ISNet
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Dati della rete
Epicentro del terremoto rispetto alla rete
ISNet: la distanza media è di ca 250 km. |
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I dati registrati alle stazioni
velocimetriche della rete ISNet in corrispondenza dell’evento
principale. Le registrazioni con un più basso contenuto
in frequenza sono riferite alle stazioni Broad-Band. |
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Spettri di spostamento
Spettri di spostamento per tutte le stazioni
ricavate per integrazione di dati accelerometrici intorno
alla fase S (la finestra scelta parte da 1s prima dell’inizio
S e ha durata di 40s). Il calcolo della magnitudo momento
è stato eseguito fissando il valore del parametro t*
a 0.08 s per le onde S e considerando come modello spettrale
quello di Brune. La stima ottenuta per la magnitudo momento
è di 6.2, comparabile con le stime fornite da altri
enti. |
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Tensore momento Il
tensore momento è stato ricavato per inversione delle
forme d’onda alle stazioni broad-band della rete ISNet
con il software ISOLA di Sokos e Zahradnik. La banda di frequenza
selezionata è 0.02-0.06 Hz, la soluzione è un
meccanismo normale con due piani NW-SE, uno immergente verso
il Tirreno, uno verso l’Adriatico. Utilizzando l’informazione
sulla posizione del centroide, il piano immergente verso il
Tirreno è preferito come piano principale di rottura.
Per
maggiori dettagli leggere la nota.
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Picchi di accelerazione a ISNet
Valori di picco di accelerazione (PGA)
e di velocità (PGV) registrati ai siti della rete ISNet.
Le differenze nei picchi di velocità, che sono più
elevati alle stazioni Broad-band, sono verosimilmente legate
al forte contributo di basse frequenze presenti nelle registrazioni
di velocità a queste distanze. I valori assoluti di
accelerazione e velocità sono al di sotto di quelli
predetti estrapolando le leggi di attenuazione a queste distanze
(la distanza massima di validità di tali leggi è
150 km), indicando una rapida attenuazione delle alte frequenze
lungo la catena appenninica. |
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Magnitudo: Ml 5.8, Mw 6.2
Data: 6 aprile 2009, 03:32:39 ora locale
Posizione: 42.334°N, 13.334°E
Profondità: 8 km
Distanze: 7 km L’Aquila, 85 km Roma, 115 km
Perugia, 180 km Napoli |
4 maggio
Rapporto
preliminare sugli effetti indotti sull'ambiente fisico dalla sequenza
sismica dell'Aquilano
16 aprile 2009, il Corriere del Mezzogiorno, Dossier "Come
alla Corte di Federico II" "Prevedere
i terremoti? Un argomento di ricerca" di Paolo Gasparini
–
Intervista a Richard Allen: «La
soluzione è costruire edifici in grado di resistere»
– "Le
certezze dogmatiche possono essere pericolose" di Benedetto
De Vivo –
Intervista ad Aldo Zollo: «Orientare
la ricerca verso la prevenzione» – "Sappiamo
dove accadrà non sappiamo quando" di Warner Marzocchi
– "Seneca
e la catastrofe imprevedibile" di Arturo De Vivo
14 aprile 2009, il Corriere del Mezzogiorno Terremoti
e catastrofi naturali: i dubbi della scienza e la lezione degli antichi
10 aprile
Il 16 aprile alle 20:30, nell'Aula Carlo Ciliberto nel Complesso Universitario
di Monte Sant'Angelo, si terrà la conferenza straordinaria
di Paolo Gasparini "Si
possono prevedere i terremoti?" per il ciclo di incontri
"Come alla corte di Federico II, ovvero parlando e riparlando
di scienza"
8 aprile 2009, il Mattino
Intervista a Paolo Gasparini sul terremoto a L'Aquila: «Non
è finita, ci saranno altre scosse»
8 aprile 2009
Intervista
ad Aldo Zollo a Radio Rai 3
7 aprile 2009, il Corriere del Mezzogiorno
Intervista a Gaetano Manfredi sulla tenuta strutturale degli edifici
campani: «Più
a rischio i palazzi costruiti prima dell’80»
7 aprile 2009, il Denaro Patrimonio
edilizio da riqualificare. Modello di eccellenza regionale per la
prevenzione: la rete Amra di "early warning"
7 aprile 2009, la Repubblica
Terremoto a L'Aquila: «I
segnali premonitori non sono affidabili ma nel '75 la Cina salvò
150 mila persone»
7 aprile 2009, la Repubblica
Intervista a Richard Allen: Non
si possono evacuare intere città senza dati precisi |
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